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Capatosta – Mimmo Lucano

Il cartello, ora rimosso, che dava il benvenuto nel paese.

Riace.
Un piccolo comune della Locride calabrese, noto al mondo per la scoperta dei “Bronzi”, due statue di epoca greca perfettamente conservate rinvenute nei fondali marini nel 1972.
Un paese che negli anni ha conosciuto un fenomeno migratorio di massa da parte degli stessi cittadini, che non vedendo prospettive di lavoro e di vita hanno svuotato letteralmente il comune lasciando vuote tantissime abitazioni.
Chi nasce a Riace sa già che non invecchierà lì: le scarse prospettive di vita, unite a un fenomeno mafioso ben radicato nella zona della Locride, costringono ogni anno tantissimi giovani a partire per il nord italia o addirittura spostarsi all’estero in cerca di lavoro.
E’ proprio in questo paese che nasce un uomo che, nel tempo, è stato in grado di ridare nuova luce a questo piccolo comune, rendendolo uno dei simboli di umanità e coraggio più significativi nella storia contemporanea italiana.

Domenico Lucano

La storia di Domenico Lucano, o meglio di Mimmo Lucano come viene chiamato da tutti, non è certo una di quelle storie da film epico in cui l’eroe senza macchia e senza paura affronta da solo mille peripezie per poi uscirne trionfante; anzi, è una storia di fallimenti, tentativi e tradimenti ma anche una storia di coraggio, perseveranza e sacrificio.

Una storia umana insomma.

Sua madre in paese era conosciuta come “l’amica dei rom”, o talvolta con un aggettivo che celava neanche troppo velatamente, un tono di spregio, “l’amica degli zingari”. Tutto ciò era dovuto al fatto che durante la festa di settembre, in cui a Riace si celebrano i santi Cosma e Damiano, le porte della casa di Mimmo si aprivano per accogliere i pellegrini di etnia rom e sinti che giungevano da tutta la Calabria. Rimanevano come ospiti per i tre giorni delle celebrazioni e condividevano la loro cultura con quella della famiglia di Mimmo.

 

 Quando ero bambino i pellegrini lasciavano casa mia salutando mia mamma con affetto e sincera gratitudine 

L’accoglienza, quindi, è sempre stata di “casa” per Mimmo Lucano e su questo valore  ha basato tutto il suo percorso di vita. Dopo essersi diplomato come Perito chimico e aver vissuto per quattro anni a Roma, Mimmo torna a Riace dove, il primo Luglio 1998, insieme ad altri cittadini, accoglie 184 Curdi (66 uomini, 46 donne, 72 bambini) approdati sulle coste joniche per scappare dalle persecuzioni perpetrate in Turchia. Grazie a quest’evento Mimmo inizia ad interessarsi alle modalità di accoglienza adottate in Italia e al tema dell’ospitalità, lo spiega lui stesso: “Sapevo chi erano i curdi da quello che apprendevo dai telegiornali, quando se ne parlava in occasioni di tragedie o di guerre. Sapevo che quel popolo in particolare era oggetto di un’antica persecuzione, i destinatari dei gas di Saddam Hussein. Erano persone in fuga, vittime che avevano vissuto una profonda spaccatura nei rapporti umani“. Ed è proprio grazie a questi interessi e questa propensione verso il prossimo che nel 1999 Mimmo Lucano, insieme ad altri Riacesi, fonda l’associazione “Città Futura” con l’intenzione di riaprire le case abbandonate da chi ha lasciato il paese e recuperare i mestieri di “una volta”, orbitando intorno al concetto di ospitalità e dando quindi modo ai rifugiati di avere una casa ed un lavoro, mentre Riace può riscoprirsi come paese vivo ed attivo. Successivamente, crea la cooperativa “Il Borgo e il cielo” per gestire i nuovi laboratori di tessitura, di ceramica, vetro e confetture. La cooperativa è composta sia da Riacesi che da persone migranti.

Queste iniziative non solo hanno posto le basi di quello che sarebbe diventato famoso come “il modello Riace” ma hanno aiutato anche la ripartenza economica del piccolo comune della locride .

Grazie all’integrazione ed alla cooperazione tra migranti e cittadini a Riace hanno riaperto attività chiuse da tempo come asili, scuole primarie e secondarie. Per un certo periodo era nata anche una moneta speciale per aiutare gli immigrati nelle spese giornaliere in attesa dell’arrivo dei fondi europei.

Ma come anticipato, questa storia non è tutta rosa e fiori.

Vi auguro di poter essere disubbidienti ogni qualvolta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza

Sin dal 2004, anno in cui si candida per la prima volta a sindaco (ruolo che otterrà e che conserverà per ben tre mandati fino al 2018) Mimmo ha dovuto affrontare i sabotaggi, i tradimenti e le complicazioni orchestrate da quella parte della politica, troppo spesso appoggiata e finanziata da organizzazioni di dubbia legalità, che vedeva in lui, nei suoi risultati e nel concetto di integrazione una minaccia, una malerba da estirpare con forza e il prima possibile. Non sono state poche né di poco conto le denunce perpetrate nei suoi confronti, non poche volte Mimmo si è trovato costretto in tribunale a difendersi da chi prima gli tendeva la mano. Durante una delle sue campagne elettorali si è trovato contro anche il figlio, per un certo periodo, quasi fossero le Idi di Marzo di un Cesare moderno; un “Quoque tu Brute, fili mi” dei giorni nostri.

Ciò nonostante, Mimmo va avanti con quella rara ed eroica testardaggine tipica delle persone fermamente convinte che valga la pena fare ogni sacrificio necessario per restare fedeli ad una morale, una convinzione talmente radicata in lui da meritarsi il titolo di CAPATOSTA, ovvero testa dura in calabrese. D’altronde, cosa bisogna avere quando tutto il tuo mondo ti si rivolta contro?
Come si può essere disposti a pagare il prezzo di #rimanereumani, se non si ha una bella “Capatosta?”

Il modello Riace

Per parlare di Mimmo bisogna parlare anche del “modello Riace”, ma di che si tratta?
E’ un sistema di accoglienza ideato dal sindaco di Riace e messo in pratica da tutta la comunità, un sistema che consiste in diverse azioni intraprese nel corso degli anni, come:

  • ottenere fondi regionali o mutui per la ristrutturazione delle case dismesse
  • attraverso le associazioni dare accoglienza e ospitalità ai richiedenti asilo, che potranno lavorare nel comune attraverso laboratori artigiani di tessitura, di confettura, di lavorazione del vetro e tessitura.
  • riapertura di scuole primarie ed asili, da tempo chiusi per insufficienza di iscritti e che, grazie all’integrazione dei minori migranti, possono finalmente tornare ad essere utilizzate
  • La riapertura di tutte queste attività crea ulteriori posti di lavoro per tutti, tra cui personale scolastico ed insegnanti, figure fondamentali in un’ottica di integrazione.

 

Altro importante punto del Modello di Mimmo “Capatosta” è stata la svolta ecologica del paese. Ha sostituito i camion della nettezza urbana con gli asini, che passano di via in via per raccogliere i rifiuti dei cittadini, guidati da squadre di operatori ecologici sia migranti che locali.

Un modello esemplare quindi, a dimostrazione che la convivenza tra più culture, se messa nell’ottica di progresso pacifico e culturale di una popolazione, è possibile.

Un modello così esemplare da far si che Mimmo Lucano si posizionasse, nel 2010, come terzo miglior sindaco al mondo nella classifica della CITY MAYORS FOUNDATION e al 40° nella lista dei leader più influenti dettata dalla rivista americana FORTUNEMa un modello del genere, un così grande esempio di umanità e accoglienza può far paura a tante persone al giorno d’oggi.

La mattina del due ottobre 2018 la Guardia di Finanza notifica a Mimmo Lucano un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. La Procura di Locri indaga proprio per presunte irregolarità nella gestione del modello Riace. Le accuse sono pesanti e piovono come acqua fredda sul sindaco dalla Capatosta. A detta degli inquirenti venivano organizzati matrimoni di convenienza tra cittadini del posto e donne straniere per permetterne illecitamente la permanenza in Italia. Sarebbero anche state favorite cooperative senza le gare d’appalto.

Anche se molti non credono alle accuse infondate, il paese si svuota, i migranti se ne vanno e l’economia si ferma. Nel 2019 Mimmo non viene rieletto sindaco e gli viene imposto il divieto di dimora proprio nel comune a cui ha dedicato tutta la sua vita. Il sindaco che ha preso il suo posto ha rimosso la targa che all’ingresso del paese dava il benvenuto a “Riace – Paese dell’accoglienza”; un ultimo gesto di spregio da parte di coloro che erano  intenzionati a piegare un uomo ed il suo “pericoloso” ideale.

Questa è la storia di un uomo che ha pagato, e sta tuttora pagando il prezzo di un ideale, ci insegna che a volte  #rimanereumani è una sfida, ancor più in un periodo storico nel quale prevalgono l’individualità, l’avidità e l’egoismo; un periodo storico nel quale l’accoglienza è strumentalizzata e temuta da certe parti politiche.

A prescindere dagli sviluppi della paradossale vicenda giudiziaria che lo riguarda,  Mimmo Lucano resta uno dei più grandi esempi contemporanei viventi di umanità ed amore per il prossimo che l’Italia abbia da offrire.

“Tenere a Capatosta” è un bene prezioso se la si usa per #rimanereumani.

Nella mia esperienza ho capito una cosa: la politica che si trasforma in un puro esercizio di potere dimentica il sogno di emancipazione collettiva al quale il nostro diritto alla libertà ci chiama.

La politica non può ridursi a una mera selezione di chi può e non può entrare in Italia . Perché in questo modo rinuncia a se stessa. Rinuncia alla causa di libertà che l’ha istituita